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Una serata per Mario Giacomelli
Autore: Redazione - Pubblicato il 27/02/09 - Categoria Eventi
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Nel contesto dell'antologica che Forma dedica in questo periodo a Mario Giacomelli, si è svolta una serata a più voci per presentare due libri usciti quasi in contemporanea: da una parte "La figura nera aspetta il bianco", edito da Contrasto e curato da Alessandra Mauro, che raccoglie anche una biografia dell’artista raccontata dal figlio Simone e letture critiche di Roberta Valtorta, Paolo Morello, Ferdinando Scianna, Christian Caujolle, Alistair Crawford e Goffredo Fofi; dall'altra, "Mario Giacomelli, la mia vita intera", ovvero il frutto (prezioso) delle tante ore passate dall'autore con la nipote, Simona Guerra, curatrice di questo volume edito da Mondatori.

Presenti le due autrici e Cesare Colombo, fotografo con una lunga esperienza nel settore dell'analisi critica e dell'ordinamento di immagini storiche.
Quest'ultimo ha ricordato il milieu fotografico di Giacomelli, quello dei circoli di fotografia di provincia, in genere isolati da un circuito nazionale che non ammetteva quasi nessuna osmosi fra i professionisti e gli amatori di talento. Il "main stream", per intendersi, era quello di Cavalli, Donzelli e Monti, che dettavano tanto il tono della produzione che la fisionomia della teoria fotografica. Da ciò derivò la volontà di Giacomelli di impegnarsi in uno sforzo culturale che andasse oltre il panorama italiano (si rivolse con ottimi riscontri soprattutto al mondo anglosassone). Una battaglia personale, la sua, che, forse inconsapevolmente, ha contribuito allo svecchiamento di tutta la fotografia italiana di allora. Un impulso istintivo e autoctono quasi anarcoide, ma mai fasullo, forte delle proprie origini tanto da farne "coautrici" dei suoi lavori.



Giacomelli lacerò il paesaggio in polemica con quello proposto dal circuito ufficiale, scardinò il sistema zonale di Adams scegliendo un proprio impianto tonale, spezzò la linea della fotografia che vuole narrare il momento dedicandosi a diversi momenti esplorati dal suo sguardo e dalla sua mente e la cui sequenza rivestiva un ruolo fondamentale nell'allestimento di una mostra. Momenti e luoghi molto diversi o lontani, ma che nei suoi intenti vivevano insieme perché accomunati da una stessa tensione in fase di scatto e che per questo esigevano una sequenza troppe volte non rispettata dai curatori.
È affascinante poi notare quanto questo approccio naïve e anarcoide alla fotografia si concretizzasse in esiti altissimi e colti e si conciliasse con una intelligente e ragionata promozione di se stesso in Italia e all'estero.

Alessandra Mauro ha invece raccontato la genesi de "La figura nera aspetta il bianco", soffermandosi inoltre sul realismo costruttivo di Giacomelli che nel suo rapporto con la materia trova il senso stesso del suo gesto creativo, e sulla sua intima poesia.

Ma è Simona Guerra, comprensibilmente, ad emozionarsi di più nel parlare dell'autore. "Mario Giacomelli, la mia vita intera" è infatti il frutto di un lungo e paziente lavoro di adattamento letterario dei nastri registrati poco prima della sua scomparsa, durante le intere giornate passate a riordinarne le foto e, allora ancora inconsapevolmente, a raccoglierne la testimonianza, patrimonio da preservare. Lunghissime chiacchierate infarcite di voci, aneddoti, musiche, osservazioni, visite inaspettate di cui è stato dato un assaggio, nel corso della serata, grazie a un montaggio video di Matteo Civardi.
Dichiaratamente lontano da un approccio critico, lo scopo del volume è essenzialmente quello di fornire degli strumenti per comprendere e, soprattutto, incontrare l'autore. Ed è suggestivo il richiamo all'incontro riproposto più volte da Simona Guerra che per mestiere collabora con alcuni dei maggiori archivi fotografici italiani e, come lei stessa ammette, per "deformazione professionale" preferisce sempre andare alla fonte, cercare l'incontro diretto con gli autori, anche se attraverso le loro fotografie, "senza lasciarsi raccontare niente da altri".
Alle registrazioni già citate si sono aggiunti appunti e foglietti spesso lasciati da Giacomelli come promemoria per la nipote, con indicazioni e richieste talvolta maniacali, ma sempre recanti la testimonianza stessa della sua poetica. Ad emergere, su tutto, il concetto della fotografia come di un modo come un altro per affrontare la vita.
Un'affermazione onesta e potente, come le sue immagini.



testo di Arianna De Micheli




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